L' italiano, un bagaglio di cultura di Juana Marotta
Quando si comincia a studiare una lingua, non si ha un'idea di tutto quello che c'è da imparare. Si ha paura della grammatica, di queste regole che sono "le padrone" assolute e che, a volte, qualificano le nostre espressioni come "veri orrori". Allora nei primi anni l'unica ossessione è questa di impararle, perché sono le armi necessarie per la sfida di "comunicare e capire".
Poi, quando passa il tempo, ci si sente sicuri, ci si rilassa e così si comincia a godere. Perché l'italiano ha moltissimo dietro di sé. Non è soltanto un mucchio di formulazioni su articoli, verbi e preposizioni. Anzi, si serve di questi elementi per insegnarci, tra altre cose, la storia, la geografia, l'arte e le tradizioni.
E lo scrigno si apre... ed esce tutto come un torrente. Storie, paesaggi, leggende secolari scorrono da sole per chi avrà voglia di meravigliarsi. Finalmente, la natura, che da una bellezza così splendente che anche la lingua fa fatica a descriverla.
Così, ci si può sentire colpiti dalla forza della Bora che soffia da Trieste e porta i versi di Umberto Saba o dal caldo dello Scirocco che, dalla Puglia, porta le melodie delle bande dei paesi. Anche dalla brezza che soffia lungo la costiera amalfitana carica di profumi dei limoni o quella della costa ligure piena di note delle canzoni di San Remo...
Si può rimanere assorti di fronte ai colori che l'Italia regala. Il rosso delle Dolomiti. I verdi della Toscana e dell'Umbria. L'azzurro del mare che avvolge questa terra. Il giallo del grano del Molise, che ci ricorda un odore e un sapore che tutti conosciamo: quello della pasta! Il bianco del marmo, quello di Carrara, che tanti artisti come Michelangelo hanno magicamente trasformato in figure a cui solo manca parlare.
Ci si può sentire piccoli davanti alla maestosità delle montagne che hanno scolpito la fisionomia di tutti i paesi italiani, arrampicati sulle pendici di piccoli e grandi monti. Il Monte Bianco, sentinella delle Alpi e il Gran Sasso, cuore stesso degli Appenini.
Se si viaggia dietro nel tempo, anche c'è da trovare. Città etrusche nel Lazio. Resti della civiltà sannita nell'Abruzzo e nel Molise. Templi greci ad Agrigento, in Sicilia. E come segnala il proverbio, "Tutte le strade portano a Roma", allora possiamo sentirci nell'impero romano e scoprire i resti della Via Appia lungo il meridione verso Brindisi, o rimanere a Roma, nel Colosseo e immaginare di essere in mezzo a uno spettacolo di gladiatori...
Anche immaginarci come parte delle famiglie nobili, i Medici, gli Sforza, i Savoia... in palazzi sorti in mezzo al paesaggio e castelli con le sue fortificazioni, principi o vescovi, tutti hanno qualche storia da raccontare...
Feste religiose e pagane. Carnevali suntuosi, come quello di Venezia e contadini, come quelli di Putignano, al Sud. Feste di santi e madonne sparse per tutto il paese.
C'è tuttavia la musica, che ci fa scoppiare il cuore dall'emozione. Scopriamo Verdi e il suo "Va pensiero", scritto per raccontare la storia del popolo ebreo e preso dagli italiani come un inno, unito a loro per sempre… Sentiamo Luciano e i suoi "friends" che hanno fatto diventar popolare una musica che sembrava per "pochi" e che l'hanno resa patrimonio di tutti e così vía...
Ci rendiamo conto che siamo partiti imparando l'italiano e che adesso, stupiti, rimaniamo davanti allo scrigno... Questo non finisce qui. C'è sempre qualcosa da scoprire.