TERZO PREMIO
TITOLO : LA PIAZZA DEL PAESE
AUTORE: JORGE PANNO

Ieri fu una giornata lavorativa veramente stressante. Come tutti i giorni, lasciai la macchina nel garage che c'è in ufficio. A mezzogiorno decisi di ritornare a casa per fare il pranzo con mia moglie, così mi sarei sentito meglio. Infatti, le ho telefonato e lei era molto contenta di poter mangiare insieme.

Per andare a casa devo attraversare la piazza del paese e siccome ero molto angosciato ed era una bella giornata di sole, uscii mezz'ora prima dall' ufficio per restare un attimo seduto in piazza, prendere il sole e rilassarmi un po'.

Mi sedetti comodamente di fronte alla fontana che si trova in mezzo. Lì c'era un bambino accompagnato da chi era sicuramente suo nonno. Metteva le mani nell'acqua e dopo prendeva un po' di alimento per le colombe che gli si avvicinavano senza paura. Pensai: "La stessa cosa facevo io cinquant'anni fa". Più in là c'erano tre anziani seduti che parlavano animosamente, forse della situazione del paese, della partita di calcio o chissà di qualsiasi cosa. A destra c'è l'edicola e il fioraio, a cui, qualche volta, compro un mazzolino di fiori per portarlo alla mia consorte. Accanto alla fontana si trova la maestosa statua equestre del eroe massimo del paese con l'indice puntando al cielo, come di solito accade (che cosa vorrà significare?). In fondo c' è la chiesa.

Dopo essermi rilassato un po' mi trovai più tranquillo. A questo punto chiusi gli occhi e mi vidi cinquant'anni fa. Stavo attraversando la piazza con mia madre. Tutte le domeniche mi portava in chiesa, prendendomi per mano.

Da parecchio tempo, mentre attraversavamo la piazza, di fronte veniva una bambina anche lei presa per mano da sua madre. Era una biondina bellissima, con le sue trecce che con grazia le cadevano sulle spalle. Era sempre ben vestita, con le scarpe pulite e sorrideva tutto il tempo. Era così avvenente che mi innamorai a prima vista! Ma ero troppo timido. Dunque non potevo fare niente più che salutarla balbettando monosillabi o, al massimo, facendo un gesto gentile con la testa.

Un giorno, la biondina si liberò dalla mano della mamma. Cominciò a correre dove ci trovavamo. Ci si avvicinò e mi disse: "Ciao! Mi chiamo Maria Angelica. Vorresti prendere questo dolce? L'ha fatto la mamma.". Spalancai gli occhi e in quel momento credetti di raggiungere il cielo con le dita, ma non potevo dire niente più che "grazie!". E lei mi rispose: "Ti vedo la settimana prossima e te ne porto un altro!"

A questo punto ero quasi dolcemente addormentato tra i miei ricordi, ma le campane della chiesa cominciarono a suonare e le colombe volarono battendo le ali. Di scatto ero ritornato alla realtà, e dovevo affrettarmi per arrivare in tempo a pranzo.

Dopo dieci minuti, arrivai a casa. Aprii la porta. Mia moglie dalla cucina mi disse ad alta voce: "Ciao caro! Finalmente sei arrivato! Com'è stato il lavoro? Accomodati. In cinque minutini prendiamo il pranzo!". All'istante venne, mi diede un bacio e un abbraccio. Maria Angelica è sempre così amorosa con me.